[Click here to read the English version!]

Ho avuto il piacere di fare una chiacchierata con Marco questo fine settimana. Lo conoscerete sicuramente come @marco.cheyos, illustratore italiano, classe ’91. Ci ha raccontato il suo viaggio e l’arte a 360 °!

Che cosa stai aspettando? Leggi ora per scoprire esperienze, influenze e molto altro sul nostro artista!

Se dovessi descriverti come persona e come artista, cosa diresti?

 La mia personalità e la mia personalità artistica sono una il prodotto dell’altra. Sono una persona estremamente empatica e sensibile, a volte troppo, sono molto curioso e molto settoriale nei miei interessi. Approfondisco ciò che mi piace fino al limite dell’ossessività, elaboro i concetti con molta cautela e questo si rispecchia in ciò che faccio nel campo artistico, approfondisco e scompongo i mondi che mi affascinano, mischiandoli fin quando l’origine non è più evidente, se non per me, che ho fatto tutto il percorso per arrivare fino a quel punto.

E se dovessi parlare della tua arte, invece?

 La mia arte è necessità, a volte penso che CheYos sia semplicemente il mio lato più spavaldo, sfrontato e sicuro di me. Marco rimane dietro le quinte a godersi lo spettacolo. Ho uno stile grafico che guarda all’illustrazione, influenzato da folklore giapponese, graphic novel, libri, musica e film. Ma anche da ricordi, sensazioni e considerazioni.

Quando è iniziato il tuo interesse per il mondo dell’arte digitale?

 L’arte digitale è stata una scoperta recente, prima disegnavo solo ed esclusivamente su carta, ho sempre guardato con molta diffidenza il mondo digitale, credendo (erroneamente) fosse una scorciatoia e che avesse meno intensità del cartaceo.

La verità è che la differenza la fa chi crea il prodotto, non il prodotto in sé.

Dove trovi l’ispirazione per creare queste creature fantastiche e particolari?

Come scrivevo poc’anzi: film, anime, libri, graphic novel, musica, esperienze, considerazioni e ponderazioni.
Il mondo animale è una mia ricerca relativamente recente, prima disegnavo prevalentemente donne, organi, capelli attorcigliati. Mi sentivo fossilizzato nella mia zona di comfort, mi sono spostato sul regno animale perché è una bella sfida per me, a livello anatomico e di costruzione del soggetto ma, sopratutto, a livello concettuale. Rendere interessante ed originale una lontra o una scimmia è molto più complicato di rendere accattivante un volto femminile.

Shaman Toad, CheYos.

Sembra come se le tue opere avessero una base tendente al surrealismo, ci sono elementi che rimandano al subconscio e all’introspezione.
Questa corrente ha in qualche modo influenzato la tua arte?

La base tendente al surrealismo/subconscio/introspezione c’è, non nel senso lato del termine, non nel senso di seguire una corrente artistica. Lo intendo più come un mood, sono da sempre affascinato dal subonscio/inconscio, sogni lucidi, ipnosi, psicoterapia.

Wanna be always updated?

Don’t lose our new posts, activities, exercises and some behind-the-scenes. Joining our newsletter is easy and free.

Processing…
Success! You're on the list.

Quali artisti senti che ti abbiano lasciato qualcosa, in qualche modo?

 Ho degli artisti preferiti, ma non appartengono alla corrente sopracitata e hanno uno stile nettamente diverso dal mio. Sono cresciuto con le vignette di Will Heisner, Pazienza, Claudio Villa (Dylan Dog), Davide Toffolo, Hugo Pratt. Hanno influenzato pesantemente il mio immaginario, ma non il mio tratto grafico, che invece è stato influenzato ed arricchito dai grandi autori di Manga come Masashi Kishimoto (Naruto), Eiichiro Oda (One Piece) e dai miei tatuatori preferiti come Nicole Zulianello, Sean Newman, Willem Janssen. Ma la mia fonte di ispirazione più grande è Alexander Reisfar, le sue illustrazioni mi fanno venire voglia di ingoiare la mia tavoletta grafica e ritornare a lavorare in panificio.

Nelle tue opere emergono degli elementi, come scritte o armi, che richiamano la cultura giapponese. Cosa ti affascina di questo mondo?

Sfondi una porta, anzi un portone, aperto. La cultura giapponese mi ha sempre affascinato ma mi ci sono immerso solo nell’ultimo anno. E’ un mondo estremamente artistico, delicato e duro allo stesso tempo, adoro le leggende folkloristiche riguardanti gli animali, spesso alter ego di divinità o comunque entità portatrici di messaggi e auspici, cattivi e non.

Dai importanza anche ai simboli utilizzati spesso negli sfondi, oppure sono elementi a scopo puramente decorativo?

Aspettavo questa domanda da tantissimo, grazie. I simboli che vedete negli sfondi sono stemmi di famiglia di casate giapponesi, simboli dello Shogunato e delle famiglie più influenti. Mi piace creare delle storie dietro ai miei animali, immaginarli come sovrani e guardie reali, carcerieri e guerrieri, monaci e sciamani. Queste storielle rimangono nella mia testa per un semplice motivo, non voglio imporre niente a nessuno, voglio che chiunque guardi una mia illustrazione possa immaginare una sua storia, voglio che lo spettatore non si senta in obbligo di pensare a niente, voglio regalare libertà di pensiero e di espressione.

Ti andrebbe di spendere due parole su qualche tua esperienza lavorativa quali collaborazioni ed incontri?

Qualche anno fa, all’inizio del mio percorso, ho sperimentato cosa significa autoproduzione. Ho partecipato a vari festival dell’arte autoprodotta, primo tra tutti l’Olè Festival di Bologna dove ho conosciuto artisti e persone incredibili come Joe1, Zeta, Inchiostro Lisergico, La Tana di Grotesquer e molti altri. Queste esperienze che mi hanno portato a girare tra Bologna, Roma e Lucca hanno aperto uno spiraglio di speranza in me, vedere tutti questi ragazzi stamparsi le proprie stampe, la collettività nell’aiutarsi, le risate, i consigli, gli scontri, gli incontri, lo scambio di opinioni (cit Caparezza) mi ha fatto capire che c’è una speranza per questo mondo, c’è voglia di fare, di gridare la propria idea attraverso l’arte, senza imporla agli altri, per quello ci sono già tante pessime realtà pronte a farlo.

Che cosa significa l’arte per te?

 L’arte per me è salvezza e speranza. Mi ha salvato la vita nel vero senso della parola, ho scoperto l’arte (o forse l’arte ha scoperto me) in un momento in cui non mi rimaneva altro se non vergogna, auto commiserazione e rancore. Mi ha nutrito e incoraggiato, mi ha fatto sentire capace ed accattivante, interessante e competente. E’ stata come un paio di stampelle quando hai una gamba rotta in cinque punti.

Alcune illustrazioni sono arrivate esattamente nel momento in cui dovevano arrivare.

Tendendomi una mano e dicendomi “TIRATI SU!”

CheYos

Latest posts from Sciupp.com

Leave a Reply

Fill in your details below or click an icon to log in:

WordPress.com Logo

You are commenting using your WordPress.com account. Log Out /  Change )

Twitter picture

You are commenting using your Twitter account. Log Out /  Change )

Facebook photo

You are commenting using your Facebook account. Log Out /  Change )

Connecting to %s